Adrian Marku

“A Mariupol non c’è più niente, solo rovine. Immaginate la vostra Genova completamente bruciata, dove gli spari non smettono neppure un minuto; immaginate da Genova la fuga di persone che scappano in pullman per stare al sicuro”: il parallelo del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è calzante e non solo per il fatto che si tratta di due città affacciate sul mare, quello Ligure e quello d’Azov, e con una popolazione simile (prima della guerra erano 446mila nella città ucraina e all’epoca erano oltre 600mila nel capoluogo ligure).

Tra il 1940 e il 1945 anche Genova subì pesanti bombardamenti aerei e dal mare che danneggiarono o distrussero 11mila edifici, radendo al suolo il porto industriale. I civili uccisi furono 2mila e il bilancio non fu più grave solo grazie alle numerose gallerie-rifugio. Un po’ come a Mariupol i rifugi sotterranei tipo quello del teatro hanno salvato la vita a tante persone. La città ucraina, tra l’altro, è gemellata dagli anni ’90 con un’altra città ligure, Savona, e ospita un cinema che ne porta il nome proprio in onore di questo legame.

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