Simona Toninelli

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha esortato la Cina a contribuire agli sforzi internazionali di mediazione per porre fine al conflitto in Ucraina, invitando Pechino a non fornire supporto alla Russia.

“Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace”, ha detto Draghi nelle sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo.

Il premier ha ribadito che l’Italia lavora “con determinazione” alla pace, e si sta impegnando a realizzare tregue umanitarie localizzate per evacuare i civili e consegnare beni di prima necessità.

“La nostra volontà di pace si scontra però con quella del presidente (Vladimir) Putin, che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo”, ha detto Draghi.

Secondo il presidente del Consiglio, il disegno di Putin sarebbe piuttosto quello di guadagnare terreno dal punto di vista militare attraverso bombardamenti a tappeto, “come quelli a cui assistiamo a Mariupol”.

“Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca”.

Draghi si è poi soffermato sulle ricadute della crisi ucraina sui costi dell’energia e dei carburanti – sui quali il governo è intervenuto la scorsa settimana con un decreto legge – e su quelli dei generi alimentari, “attualmente ai massimi storici”.

Il premier ha ricordato che il rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle industrie strategiche, da attuare attraverso investimenti in innovazione, ricerca scientifica e tecnologia.

“Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa”, ha detto, sottolineando come l’obiettivo del continente sia aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chip entro il 2030.

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