Leonard Gjeka

Armi, gas, grano. America, Russia, Cina. Sono le carte di Joe Biden, due tris. Al tavolo c’è anche un poker “coperto”, il buono (Biden), il bello (Trudeau), il brutto (la guerra) e il cattivo (Putin). È un gioco letale, chi pensa che Joe Biden non lo conosca, si sbaglia, è uno dei politici di lungo corso dello scenario americano, la guerra per lui non è l’ignoto. È stato il vice di Obama, ha preso decisioni nella “Long War” contro il terrorismo, era nella “situation room” quando venne ucciso Osama Bin Laden, si è già scontrato con Vladimir Putin in Siria, quando l’uomo del Cremlino inviò i caccia bombardieri Sukhoi per evitare il crollo del suo alleato Assad.

E ora un’altra guerra, combattuta con la stessa tattica: radere al suolo le città dall’alto per limitare le perdite, scatenare l’esodo e poi colpire i civili per demoralizzare la resistenza. Solo che questa volta il conflitto è nel cuore dell’Europa. Biden non può ignorarlo.

Il problema numero uno è militare – sconfiggere l’Armata Rossa – poi c’è quello geopolitico: il nuovo ordine mondiale fondato sulle forniture di energia, le ambizioni della Cina e l’alleanza del Dragone con la Russia.

In fondo era anche il problema di Trump. E infatti all’inizio del vertice della Nato, Biden chiede agli alleati di aprire il portafoglio, aumentare il loro contributo all’Alleanza, sa che non possono dire di no. Ma “non scambiatemi con il mio predecessore”, cha ha bistrattato l’Alleanza (perche’ “obsoleta”) e minacciato l’uscita degli Stati Uniti.

“So che non vi ha trattati molto bene”, avrebbe ironizzato il capo della Casa Bianca, scatenando un’ondata di risate in sala. (A dire il vero, ogni singolo presidente americano ha spinto gli alleati a spendere di più per la difesa, The Donald lo ha fatto a modo suo). L’Alleanza atlantica, che anche Macron definì “cerebralmente morta”, per Biden “è più forte e unita che mai”. Il presidente Usa promette di far scontare a Mosca “il prezzo di questa offensiva brutale”. E se Vladimir Putin aveva scommesso su una Nato spaccata, “ha ottenuto come risultato esattamente il contrario”.

Da navigato uomo della politica estera, Biden sa bene che per far finire la guerra serve una mediazione. I suoi migliori candidati sono due: Erdogan e Xi, Turchia e Cina, con entrambi e’ stata quiete e tempesta.

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