Massimiliano Lo Savio

La Corea del Nord spara missili sul Mar del Giappone; la Russia fa stop and go sull’accordo sul grano, mentre sul terreno la guerra sta scivolando nella trincea immobile del Generale Inverno; l’inflazione non cala e la Federal Reserve continua con la ‘medicinà del rialzo dei tassi d’interesse, i sondaggi sono un gong sempre più sinistro. Per chi suona la campana? Per Joe Biden, presidente degli Stati Uniti.

Siamo a soli 6 giorni dal voto di Midterm, un passaggio che definirà il futuro di Biden e delle altre parti in commedia. Lo attende al varco il suo avversario, Donald Trump, il ‘prigioniero libero’, circondato dai giudici americani, inseguito dall’Fbi, ma con un magnetismo così grande esercitato sulla base della ‘Red Nation’ da consertirgli di prepararsi a annunciare la ricandidatura per il 2024. Dipenderà dall’esito del voto, da cosa uscirà dalle urne, dalla prestazione dei candidati Maga, i suoi cavalieri (dell’Apocalisse, dicono i ‘nevertrumpisti’), ma la mappa è quella, con mille deviazioni (im)possibili, come sempre nelle avventure di The Donald.

Il paradosso è che Biden per salvarsi da una situazione no limits deve puntare tutto su… Trump. Il biondo di Manhattan è la sua scialuppa, se la tempesta s’ingrossa (e il barometro di Wall Street la segnala in arrivo da tempo), allora serve l’emersione di una nave fantasma con al timone uno spettro che spaventa tutti i marinai, il vascello nero di Trump. La storia sta seguendo il copione di sempre, l’eroe (Biden) e l’anti-eroe (Trump), il problema è che il primo non infiamma il suo esercito (i dem), il secondo lo infiamma troppo, fino a offrire al presidente in difficoltà un’arma retorica, la formula del ‘Movimento Maga’ che è diventato un pericolo per l’America. L’assalto di un cospirazionista al marito di Nancy Pelosi, l’irruzione nella casa della speaker democratica (e quella macabra domanda: “Dov’è Nancy?”), sono il fatto di cronaca nuovo che serve a Biden per l’accelerata nel finale di questa campagna di Midterm: “La democrazia americana è sotto attacco perché l’ex presidente sconfitto ha rifiutato di accettare i risultati delle elezioni del 2020”, dice Biden.

Le lancette dell’orologio del presidente sono sempre là, puntate sulla sommossa del 6 gennaio, l’occupazione del Campidoglio, la ‘rivoluzione incivile’. Biden suona il suo tamburo di guerra, prova a richiamare all’unità gli elettori democratici, dunque Trump “ha rifiutato di accettare la volontà del popolo. Ha rifiutato di accettare il fatto che ha perso”. Basterà evocare il vampiro repubblicano per non perdere la Camera e forse anche il Senato? Difficile, ma non impossibile, ogni elezione ha una sua storia e Biden spera di innescare un sussulto nell’onda blu (molto stanca) per mantenere la presa sul Congresso.

Deve evitare di diventare un’anatra zoppa, per mantenere le leve della legislazione e giocare poi la partita del 2024 alla quale si sta preparando da tempo. La retorica del presidente dem è quella del ribaltamento: è lui che fa l’opposizione a una forza esondante, è lui che non usa mezzi toni per dipingere l’avversario: “Ogni riconteggio dei voti ha confermato il risultato. Le grandi menzogne si sono confermate quello che erano, solo delle grandi menzogne”. Non è tempo di conciliazione, nemmeno per Biden che pure disse di voler unire la nazione: “Non è un referendum su di me, ma una scelta tra due visioni di Paese”. In parte è così, ma è altrettanto certo che ci sarà eccome anche un giudizio sul lavoro del presidente.

Il clima è quello di due anni fa, senza la pandemia e i lockdown, ma sempre con i tribunali in pista che inseguono Trump e l’America a mano armata. “Bisogna opporsi alla violenza politica e all’intimidazione degli elettori”, dice Biden. Si riferisce alle ronde della destra americana che presidiano seggi e centri di raccolta delle schede elettorali, è successo in Arizona e ogni piccolo segnale in questo momento diventa un grande argomento, il chiodo al quale Biden può appendere il quadro del suo discorso last-minute sulla democrazia in pericolo.

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