Proteggere i confini esterni, accelerare e aumentare i rimpatri, agire sui movimenti secondari, favorire la solidarietà tra gli Stati, creare maggiori partenariati con i Paesi terzi e cooperare nella gestione dei soccorsi in mare con Ong ma anche con Libia, Tunisia ed Egitto. Sono i punti su cui si regge il piano della Commissione europea per affrontare l’emergenza migranti.

“Una sfida europea che va risolta a livello europeo”, ha scritto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in una lettera in cui illustra il piano d’azione ai ventisette capi di Stato e di Governo dell’Unione in vista del vertice Ue straordinario che si terrà il 9-10 febbraio. Von der Leyen propone quindi di “rafforzare le frontiere esterne con lo spiegamento coordinato delle risorse dell’Ue nei punti strategici, tenendo conto delle differenze tra frontiere terrestri e marittime”.Ritiene fondamentale lavorare in modo più mirato con i partner del Mediterraneo e dei Balcani occidentali, per consentire di affrontare le questioni più vicino alla loro fonte”. Nel dettaglio si interverrà sulla rotta Balcanica potenziando la protezione del confine tra Bulgaria e Turchia “da considerarsi priorità” e sulla rotta del Mediterraneo aumentando la cooperazione (anche con finanziamenti) con le guardie costiere di Libia, Tunisia ed Egitto. L’Austria aveva chiesto di sostenere le spese per rafforzare un muro (o recinzione) tra Bulgaria e Turchia ma finora la Commissione non sembra essere intenzionata a prendere in considerazione l’ipotesi. “Non ci sono soldi in bilancio a sufficienza”, ha detto la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson.Sul fronte interno, von der Leyen risponde alle rimostranze di Austria, Belgio e Paesi Bassi che denunciano una scarsa applicazione del regolamento di Dublino e di conseguenza un via libera ai movimenti secondari. “Vi è la necessità di affrontare i movimenti secondari e garantire un’effettiva solidarietà.Concentrarsi sull’attuazione della roadmap di Dublino contribuirà a ridurre gli incentivi per i movimenti secondari consentendo agli Stati membri di collaborare meglio. Inoltre, dovrebbe essere intensificato il sostegno agli Stati membri più esposti, anche attraverso un’efficace ricollocazione mediante il meccanismo volontario di solidarietà, che dovrebbe fungere da precursore di un meccanismo permanente”, ha spiegato nella sua lettera.L’apertura a una maggiore solidarietà arriva in risposta alle richieste italiane che ha sempre preteso di mettere sullo stesso piano la responsabilità (ossia la rigida attuazione di Dublino) alla solidarietà. Tutti sembrano invece coinvolgere sulla necessità di aumentare e rendere più efficienti i rimpatri. “Bisogna affrontare la realtà che i ritardi e le lacune nelle procedure di frontiera e di rimpatrio comportano un costo reale per l’efficacia di queste politiche. Possiamo già considerare come accelerare le procedure di frontiera, applicando in modo più sistematico con i Paesi terzi e avvalendoci della cooperazione dell’Ue per sostenere gli sforzi nazionali volti a promuovere il rimpatrio, anche riconoscendo le reciproche decisioni di rimpatrio”, ha scritto von der Leyen.Infine la dimensione esterna, “nei nostri finanziamenti esterni, stiamo superando in modo significativo l’obiettivo del 10% per la spesa relativa alla migrazione. Quest’anno i progetti di gestione delle frontiere e anti-contrabbando in Nord Africa e nei Balcani occidentali supereranno il mezzo miliardo di euro. Riunire i vari aspetti delle relazioni dell’Ue ci consentirà di fare leva sui progressi in materia di migrazione come parte centrale di relazioni più ampie con i principali partner”. Per l’immediato, von der Leyen chiama gli Stati a cooperare anche con le Ong per quanto riguarda la ricerca e soccorso in mare, invitando a rispettare le norme e gli standard vigenti

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