Il 2024 doveva essere l’anno del definitivo via libera all’accordo commerciale tra Ue e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay). Ma il patto, che una volta in vigore sarebbe il più grande di questo tipo mai siglato da Bruxelles, è finito di nuovo in freezer. La Commissione europea ha infatti comunicato che “le condizioni” per raggiungere l’accordo “non sono soddisfatte”. Parole che arrivano nei giorni caldi delle proteste degli agricoltori, e che fanno felice anche il presidente francese Emmanuel Macron.Era stato proprio il leader dell’Eliseo nelle scorse ora ad aumentare le pressioni su Bruxelles affinché si mettessero in standby i negoziati tra le due sponde dell’Atlantico. Che la Francia veda l’accordo con Mercosur una minaccia per la sua economia è noto da tempo, ma le proteste degli agricoltori francesi hanno reso la questione ancora più scottante e urgente per un governo già traballante come quello di Macron. Il patto commerciale, infatti, prevede tra le altre cose l’abbattimento dei dazi all’importazione in Europa di alcuni prodotti, tra cui le carni sudamericane. Gli allevatori francesi sono da anni sugli scudi nel chiedere ai politici di fermare il via libera all’import di prodotti a prezzi inferiori a quelli europei. E in questi giorni è stato proprio il Mercosur al centro delle proteste dei trattori, giunte fino a Parigi. Assediato dalle lobby del settore, Macron ha offerto loro lo “scalpo” del patto commerciale con i Paese latinoamericani: il presidente, avevano fatto sapere lunedì 29 gennaio dall’Eliseo, “ha ribadito con fermezza alla Commissione il fatto che era impossibile concludere i colloqui in queste condizioni”. Parole in qualche modo ricalcate il giorno dopo da Bruxelles. La Commissione ha assicurato che i negoziati sull’accordo “proseguono” e “l’Ue continua a perseguire il suo obiettivo di raggiungere un accordo che rispetti gli obiettivi dell’Ue in materia di sostenibilità e che rispetti le nostre sensibilità nel settore agricolo”, stando alle dichiarazioni di un portavoce dell’esecutivo europeo.