Tetaj Jetmir
L’attività economica nella zona euro è risultata più forte del previsto questo mese, anche se i prezzi sono saliti a un ritmo record, aumentando le pressioni sulla Banca centrale europea perché alzi i tassi d’interesse.
Parte della crescita è legata al rimbalzo seguito alla revoca delle restrizioni contro il Covid-19 e l’outlook è incerto a causa dei problemi delle catene di approvvigionamento causati dalla pandemia, peggiorati ulteriormente dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
L’indice Pmi flash Composite a cura di S&P Global, visto come un buon barometro dello stato complessivo di salute dell’economia, ha mostrato a marzo un rallentamento a 54,5 da 55,5 di febbraio, pur attestandosi ben sopra la stima mediana di 53,9 di un sondaggio Reuters.
Ogni risultato oltre la soglia di 50 indica una crescita.
“I dati del sondaggio sottolineano come la guerra tra Russia e Ucraina stia avendo un impatto immediato e materiale sull’economia della zona euro ed evidenzia il rischio che la zona euro cada in contrazione nel secondo trimestre”, commenta Chris Williamson, chief business economist di S&P Global.
“La guerra ha aggravato le esistenti pressioni sui prezzi e le difficoltà per le catene di approvvigionamento legate alla pandemia”, aggiunge.
Gli indici compositi dei prezzi input e output sono saliti ai massimi storici.
L’indice dei prezzi output è balzato a 65,7 da 62,3, indicando che l’inflazione – già a un massimo storico del 5,8% a febbraio – crescerà ulteriormente. Il target della Bce è al 2%.
Due settimane fa la Bce ha detto che interromperà quest’estate le iniezioni di liquidità nei mercati finanziari, un primo passo verso un aumento dei tassi d’interesse.
L’indice Pmi per il settore dei servizi è calato a 54,8 a marzo da 55,5 di febbraio, ma è risultato comunque superiore alla stima di 54,2 di un sondaggio Reuters.
La domanda è risultata resiliente e con la revoca di ulteriori restrizioni legate alla pandemia le aziende hanno aumentato le assunzioni a un ritmo più rapido. L’indice dell’occupazione dei servizi è cresciuto a 54,8 da 53,6.
Anche se l’attività manifatturiera è rimasta solida, la crescita è rallentata ai minimi da gennaio 2021. L’indice Pmi per la manifattura è calato a 57,0 da 58,2, attestandosi tuttavia oltre le attese di 56,0.
L’indice che misura la produzione, che contribuisce al Pmi composito, è scivolato a 53,6 da 55,5.