Adrian Marku

È stato identificato e interrogato l’uomo alla guida dell’auto che sabato sera ha travolto due turiste belghe di 24 e 26 anni sull’autostrada A24, all’altezza di Tor Cervara, alla periferia est di Roma. Le ragazze erano scese da una Panda noleggiata per prestare soccorso alle persone a bordo di una vettura coinvolta in un altro incidente.

L’uomo alla guida, un 40enne, ha abbandonato l’auto con lo sportello aperto ed è fuggito a piedi ma è stato individuato e rintracciato domenica sera: rischia una denuncia per omicidio stradale e omissione di soccorso. Nell’incidente sono rimasti feriti anche due uomini, trasportati in codice rosso al Policlinico Umberto I e a Tor Vergata, e una donna trasferita in codice giallo al San Giovanni.

Le vittime, Jessy Dewildeman e Wibe Bijls di 24 e 26 anni, sono decedute sul colpo: una è stata trovata accanto alla Panda, l’altra è stata catapultata sulla corsia opposta. Inutili i tentativi del personale del 118 di rianimarle.

Jessy e Wibe erano due amiche originarie delle Fiandre occidentali, vicino al confine con la Francia, e si trovavano in Italia in vacanza. Dai social emerge che erano già state a Ferentino, nel Frusinate, e ai Musei vaticani.

A Casa Mundo, ristorante in cui lavorava come cuoca, Wibe viene ricordata come “sorridente, l’amica di tutti”. Si stava diplomando come macellaio professionista. Tra l’altro aveva perso tragicamente i genitori: la mamma sette anni fa per un tumore e il padre lo scorso anno in seguito a un incidente in motorino. “Quando pensi che il peggio sia già arrivato, ti succede questo”, ha commentato amaramente Jene, una delle tre sorelle.

Jessy Dewildeman lavorava come collaboratrice domestica e amava viaggiare, in Europa e in Africa. Era stata anche a Venezia. Sui social il fratello minore Jason, a cui era legatissima, ha postato una foto che li ritrare insieme da bambini con un cuore.

“Ancora una volta un caso di pirateria stradale”, ha commentato l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus, associazione che si occupa delle vittime d’incidenti stradali, “il fenomeno non sembra diminuire nonostante la legge sull’omicidio stradale, perché purtroppo è anche legato alla mancanza di un’educazione stradale che cerchiamo da anni di portare nelle scuole”.

“Ora”, ha aggiunto, “ci auguriamo almeno di trovare un giudice che applichi il massimo della pena previsto, ovvero 18 anni di reclusione, perché uccidere due giovani ragazze che si erano fermate a prestare soccorso e fuggire implica un’applicazione severa della legge”

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