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Una telefonata di prima mattina per propiziare la distensione tra Roma e Parigi dopo il braccio di ferro sui migranti dei giorni scorsi. Dopo un lavorio diplomatico di alcune ore, appena atterrato a Bali per il G20, il presidente francese Emmanuel Macron è in linea con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Pochi minuti dopo le due presidenze diffondono una nota congiunta: “Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto con il Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron un colloquio telefonico, nel corso del quale entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”.

Del resto il rapporto tra i due presidenti è consolidato da anni, tra i due paesi esiste un trattato, firmato proprio al Quirinale ma che impegna i due governi, per una forte collaborazione, le sfide comuni sono impegnative e dividersi non aiuta nessuno dei due fronti, pur nella diversità di vedute.

Sergio Mattarella lo ha spiegato lungamente anche due giorni fa, nella sala di Maastricht in cui fu firmato il Trattato europeo: serve pazienza, cooperazione, solidarietà reciproca. “L’intendersi, l’accrescere la fiducia reciproca tra i partner, è stata opera paziente ed efficace”, ha ricordato il Presidente guardando al cammino europeo.

E armandosi come sempre di pazienza istituzionale, il capo dello Stato ha alzato la cornetta. Nulla di tecnico, i dettagli e le ricette sui singoli dossier sono di competenza del governo, tra l’altro mentre Macron ha forte potere di indirizzo sul governo francese, Mattarella è super partes e può solo esprimere un auspicio, esercitare la sua moral suasion. E tessere rapporti.

Lo aveva già fatto, in una situazione ben più critica e incresciosa, quando nel 2019 ricucì con Parigi che aveva ritirato l’ambasciatore. Allora un viceministro, Luigi Di Maio, aveva fatto una visita di sostegno ai Gilet gialli che manifestavano contro il governo francese. Uno scivolone diplomatico da cartellino giallo, appunto.

Adesso i governi sono impegnati in un braccio di ferro su ricette politiche per affrontare un fenomeno, quello dei migranti, che interessa tutta Europa. E non a caso stamattina si tiene un vertice straordinario tra i ministri degli esteri, a Bruxelles, proprio sui migranti.

Ma quel che accomuna i due presidenti, ribadito con la telefonata di oggi è che sulle politiche si può discutere, magari con toni meno aspri e ultimativi, ma l’amicizia tra i due Paesi dovrebbe restare salda.

Se infatti i singoli dossier sono rimasti fuori dal colloquio, entrambi i capi di Stato hanno cercato di propiziare il ritorno della dialettica tra i due esecutivi su binari meno polemici. Il Consiglio affari europei di Bruxelles sarà il primo banco di prova, mentre Macron e la premier Giorgia Meloni sono impegnati al G20 di Bali, ma intanto un primo cruciale passo di distensione è stato compiuto dai presidenti, ora tocca ai governi decidere se e come interpretarlo.

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